giovedì 25 novembre 2010

La chiesa, questa conosciuta

Il cacciatore di palinsesti che è in me, ne ha scoperta un'altra.
Guardavo la trasmissione di Annozero, e come sempre avviene, tra l'anteprima di questo programma e lo svolgimento, vi è una breve sequenza di spot pubblicitari.

Va in onda uno spot (udite udite!!), su un numero di conto corrente postale per sostenere i preti.... E qui metto a tacere la mia visione personale su queste figure.
Subito dopo due idioti - un maschio e una femmina - vestiti di moda corrente e pettinati seguendo lo stesso criterio, pubblicizzano una marca di ferri da stiro....

Nessun nesso? Secondo me no.
Il ferro da stiro sta alla casalinga, come la spada sta allo spadaccino. Il ferro da stiro di lustro velato, è il miglior modo per richiamare l'attenzione sulla famiglia. La famiglia, la prima istituzione che consente agli italiani di procreare secondo le leggi di santa romana chiesa. Quale miglior richiamo per appesantire lo spot precedente?

Voi pensate che queste cose non influenzino la vostra capacità di giudizio? Se pensate questo, vi conviene smettere di leggere questo blog.... immediatamente...

domenica 10 ottobre 2010

Per non dimenticare...

La nascita di un regime - come ormai penso tutti sappiano - non sempre comincia con una guerra per spodestare un potere. A volte un regime s'insinua, lentamente, metodicamente, nelle viscere di uno stato, ammorbando in SILENZIO ogni suo organo periferico, e via via sempre più in profondità, fino al controllo dei centri nevralgici che alimentano, controllano e dirigono la vita di un paese.
Uno dei primi centri nevralgici attaccato dal regime in Italia, è stata l'informazione. Non c'è stato neanche bisogno di arrivare a controllare prima le banche, perché i capitali sono arrivati dalle organizzazioni malavitose, per investire con grande potenza economica sui maggiori mezzi di comunicazioni, dalla carta stampata all'etere.
Quello che segue, è un elenco stilato dai giornalisti dell'Usigrai (l'unione sindacale dei giornalisti della rai), e dal cdr della rai, che contiene una serie di notizie "geneticamente modificate" o taciute.
In questo elenco non c'è solo un pezzo della storia nera dell'informazione italiana, chi ha un occhio attento si accorgerà che dalla lettura, si possono apprendere alcuni dei più perfidi (e irritanti), metodi di manipolazione dell'informazione, fatta con la viscidità che è tipica dei servi della più grande marionetta della mafia in Italia, che in questo momento, insieme ad altri suoi tirapiedi, si trova al governo della repubblica italiana. Non esistono partiti dell'amore o del predellino, esiste solo un unico grande partito di rappresentanza della mafia in Italia, insieme alla chiesa cattolica ovviamente, e al suo produttivo 8x1000...... Sempre secondo la mia modesta opinione sia chiaro.
Il presente elenco, così come lo leggete, è tratto dai libri REGIME e INCIUCIO di P. Gomez e M. Travaglio. Buona lettura.

6.2.2003 - Censurato anche il premier

Berlusconi attacca le opposizioni contrarie alla guerra:"La sinistra ha perso la testa. I pacifisti la testa non l'hanno mai avuta". Nel tg1 delle 20, nessuna traccia dell'insulto ai pacifisti, ripreso in prima pagina da tutti i quotidiani del giorno dopo.


7.2.2003 - Oscurato persino il Papa

Il Papa, incontrando la comunità di Sant'Egidio, lancia un forte monito contro la guerra in Iraq. Ma il tg1 non lo giudica abbastanza importante per meritare un servizio. Due righe lette dallo studio, non di più. L'indomani l'appello di Giovanni Paolo II, è l'apertura dei principali giornali. Il tg1 oscura anche le manifestazioni pacifiste a Venezia e a Sigonella.

9.2.2003 - Trapattoni pacifista? Raus!

Al tg1 delle 20 la redazione del sportiva mostra alcuni studenti torinesi che regalano al ct della Nazionale Giovanni Trapattoni la bandiera della pace. Il drappo viene steso sul tavolo della conferenza e Trapattoni, parlando di pace e guerra, ricorda il bombardamento di Milano quand'era ragazzo. La direzione del tg1 esprime irritazione per il servizio.

14.2.2003 - Tarek taroccato

Alle 20 va in onda un servizio sull'incontro tra il numero due del regime iracheno Tarek Aziz e il presidente forzista della regione Lombardia Roberto Formigoni. Il pezzo viene riversato a pochissimi minuti dall'inizio del tg1, ma la direzione ordina di coprire tutte le immagini che ritraggono insieme i due politici, soprattutto quella in cui si stringono calorosamente la mano. Immagini poi trasmesse da tutti i circuiti televisivi internazionali. I due si conoscono da tredici anni. "Siamo amici - dice Formigoni - e ogni europeo deve fare uno sforzo per evitare il conflitto". Ma ai telespettatori del tg1 è proibito vedere (e ascoltare) la scena.


15.2.2003 - Niente Ciampi, niente pace

Alle 13,30 la grande manifestazione per la pace a Roma è soltanto il quarto titolo del tg1, che parla di "migliaia di bandiere" (meno dei dati della Questura), mentre gli organizzatori parlano di tre milioni di persone. Nella stessa edizione viene stravolto il significato della lettera di Ciampi a berlusconi. Il capo dello stato ammonisce il premier a seguire una politica estera insintonia con l'Onu e l'unione europea e a "mantenere salda la coesione tra i paesi fondatori". Cioè con Francia e Germania, contrarissime alla guerra. Ma per il tg1 il monito diventa un elogio al premier: nei titoli si dice che Ciampi approva la posizione del governo sulla crisi irachena. L'indomani "Repubblica" rivela l'irritazione del Quirinale contro il tg1:<>.
Nell'edizione delle 17 la parola d'ordine della manifestazione per la pace "No alla guerra, senza se e senza ma" viene ridicolizzata in un "No alla guerra, senza sì e senza no". Alle 20 vanno in onda interviste ad alcuni manifestanti realizzate prima che partisse il corteo: così gli intervistati compaiono perlopiù isolati, con lo sfondo vuoto. Cortocircuito: i titoli questa volta parlano di moltissime persone , ma dalle interviste si direbbe che fossero quattro gatti. Poi, nel corteo, appaiono i giornalisti dell'Usigrai imbavagliati, in segno di protesta contro la mancata diretta della manifestazione: nel servizio si dice che denunciano il "silenzio", ma senza spiegare di chi e su che cosa.


17.2.2003 - Sparisce l'inviato del Papa

Al tg1 delle 20 viene oscurato il ritorno a Roma dell'inviato del Papa da Baghdad: il cardinale Roger Etchegaray, partito il 10 febbraio in missione ufficiale con una lettera del pontefice, ammonisce sugli esiti catastrofici di una guerra. Ma, per il tg1 le sue dichiarazioni a fine missione non sono una notizia. Verranno recuperate nell'edizione di mezza sera, con ascolti decisamente inferiori.


23.2.2003 - Niente digiuno col Papa

L'edizione delle 13,30 apre con due notizie del giorno prima, già raccontate dai quotidiani del mattino: gli scontri allo stadio di Torino e l'arresto di un sequestratore. La notizia del giorno è l'appello del Papa per solennizzare la giornata per la pace del 5 marzo con un digiuno dei cattolici di tutto il mondo contro i venti di guerra in Iraq. Per il tg1 la cosa non merita nè l'apertura nè la "spalla": se ne parla con calma. Nei giorni successivi il mondo politico e culturale italiano si confronta anche aspramente sul digiuno pacifista. Ma di questo dibattito non c'è traccia significativa nel principale telegiornale italiano.


26.2.2003 - Ma cos'è questa crisi?

Dopo mesi di polemiche furibonde sul "Cda smart" della Rai, finalmente in mattinata sono costretti a dimettersi Baldassarre e Albertoni, i due membri rimasti in carica. Ma lo fanno con una lettera che pone varie condizioni. berlusconi riunisce i leader della Cdl a casa sua, a Palazzo Grazioli, per decidere il nuovo Cda, in barba alla legge che conferisce quel potere ai presidenti delle due camere. Il tg1 delle 13,30 annuncia che la crisi è felicemente risolta, salvo poi, alla fine, dare conto delle prime reazioni politiche alle dimissioni "condizionate" dei due irriducibili, da cui si capisce che la soluzione è lontana. Nel pomeriggio, seconda lettera con le dimissioni incondizionate dei due. Caos, polemiche a non finire. Al tg1 delle 20 le dimissioni condizionate diventano una semplice "indiscrezione" e quelle incondizionate l'unico fatto certo minimizzando lo scontro. Nel servizio, nessuno dei politici che hanno rilasciato interviste vien fatto ascoltare in voce: Rutelli e Fassino hanno attaccato il premier per il vertice casalingo, ma - come sempre avviene quando i politici dell'opposizione rilasciano dichiarazioni politicamente forti contro berlusconi - si preferisce riassumerle nel pastone, senza farle sentire.


26.2.2003 - Licenziata perché incinta, non fa notizia

il tg1 delle 20 glissa sulla sentenza della Cassazione che respinge il ricorso dell'insegnante di religione licenziata dalla Curia fiorentina perché rimasta incinta senza essere sposata. L'indomani i giornali le dedicano servizi e commenti, viste le implicazioni in tema di laicità della scuola e di rapporti Stato-Chiesa. Ma il tg1 non raccoglie.


28.2.2003 - berlusconi oscura anche Tremonti

Due servizi al tg1 delle 20 sui conti pubblici: il primo è dedicato alle dichiarazioni del premier, che a sorpresa scende in sala stampa e annuncia i dati, "bruciando" un'intervista prenotata il giorno prima dal ministro Tremonti. L'intervista a Tremonti scivola nel secondo servizio, riservato in teoria alle reazioni dell'opposizione. Così per l'Ulivo non c'è più spazio: nessun leader parla in voce. Parla solo Tremonti, il resto è "pastone". Doppio panino farcito: il premier annuncia in voce, l'opposizione replica muta (dichiarazioni riassunte dal giornalista), il ministro Tremonti replica in voce.

1.3.2003 - Bossi sforbiciato

Bossi ironizza pesantemente sul digiuno pacifista del Papa: dice che è "un'iniziativa positiva", ma poi aggiunge che "non mangiare abbassa la pressione e io, con la vita stressante che faccio, spesso me la ritrovo alta". La seconda frase verrà ripresa da tutti i giornali, ma il tg1 delle 13,30 la taglia: il telespettatore, così, si fa l'idea che il ministro leghista si sia inchinato deferente all'iniziativa del Santo Padre. Nello stesso servizio da Milano si sente il Senatùr assicurare che rai2 rimarrà a Milano. Per la verità il ministro Gasparri e il segretario Udc Follini hanno detto tutt'altro, ma il tg1 non ne dà notizia.

2.3.2003 - Lilli tagliata in diretta

Ore 20. Il servizio di Lilli Gruber da Bagdad viene tagliato in onda. Appena l'inviata parla dei pacifisti, tema tabù, le immagini vengono sfumate e si passa al servizio successivo. Una grave violazione contrattuale: il lavoro di un giornalista viene modificato "in corsa", senza il consenso dell'autore. Che, in caso di dissenso, avrebbe avuto il diritto di ritirare la firma.

4.3.2003 - Il mistero del nuovo Cda

La notizia politica del giorno è l'incontro tra i presidenti di Senato e Camera, Pera e Casini, per il nuovo Cda Rai. Propongono una formula innovativa: un "presidente di garanzia" riferibile all'opposizione e quattro consiglieri di maggioranza. Ma al tg1 delle 20 la nuova formula 4+1 non viene mai spiegata come tale, mentre altri telegiornali la esplicitano senza reticenze.

5.3.2003 - San Pietro, bandiera ammainata

La pace rimane il tema più controverso. La sera prima il tg1 delle 20 tace sul "no" del direttore generale della Rai e del direttore di Rai1 alla richiesta del Social Forum di leggere un appello per la pace. Agnoletto e don Vitaliano Della Sala vengono "ripescati" alle 13,30 del giorno dopo. Ma nella giornata del digiuno indetto dal Papa il tg1 delle 20 riesce a oscurare il lunghissimo striscione arcobaleno di 150 metri portato in piazza San Pietro dalle Acli. E' l'immagine simbolo della giornata, ma nell'edizione di massimo ascolto sparisce dal video.

6.3.2003 - Funerali dimezzati

Il tg1 delle 13,30 racconta i funerali di Emanuele Petri, il polizioto ucciso dalle Br sul treno Roma-Arezzo. Cita puntualmente le alte cariche istituzionali e i rappresentanti del governo (da Fini a Pisanu) presenti alla cerimonia, ma "dimentica" gli esponenti dei DS (D'Alema e Fassino), mentre mostra senza citarli quelli della Margherita (Bordon e Bindi). L'impressione, nel telespettatore, è che la sinistra abbia disertato i funerali dell'ultima vittima del terrorismo rosso.

Pacifisti? No, "Disobbedienti"

A Battipaglia gruppi di pacifisti bloccano alcuni treni che trasportano materiale bellico. Alle 13,30 la notizia viene letta da studio (nemmeno un servizio) e i pacifisti vengono chiamati "i cosiddetti disobbedienti". E' la stessa formula utilizzata nei giorni precedenti al Giornale Radio, dove ai giornalisti è stato ordinato espressamente di sostituire la parola "pacifisti" con "disobbedienti", appiattendo il variegato movimento per la pace sulle posizioni della componente più radicale e minoritaria. Nell'edizione delle 20, nessuna immagine dei poliziotti che sollevano di peso i pacifisti dai binari.

9.3.2003 - Questo Papa ha stancato

Nell'omelia domenicale in piazza San Pietro, il Papa invoca vigorosamente la pace evocando lo scontro tra il Bene e il Male e paragonando la guerra a Satana. E' l'appello più forte contro l'imminente attacco all'Iraq. Il tg1 delle 20 gli dedica uno dei titoli del sommario, ma poi - incredibilmente - non propone un servizio: si limita a far ascoltare la voce del Papa per pochi secondi, compressa fra i servizi sulla crisi irachena (da New York, Ankara e Bagdad) e sul ministro della Difesa Martino che annuncia la guerra come inevitabile. Così l'appello viene depotenziato e nessuno può vedere le migliaia di fedeli accorsi ad applaudire il Pontefice sventolando un caleidoscopio di bandiere della pace.

10.3.2003 - Niente forza Italia (se litiga)

Il tg1 minimizza le dimissioni di Roberto Antonione da coordinatore nazionale di Forza italia. E' l'epilogodella crisi interna scoppiata dopo la designazione della leghista Alessandra Guerra come candidato della Cdl alle elezioni regionali in Friuli. Di ritorno dal vertice italo-tedesco di Brema con berlusconi, Antonione scopre che Scajola, senza avvertirlo, ha nominato dei commissari politici al posto del coordinatore regionale e di quello di Udine, dimissionari perché ostili alla Guerra. E si dimette. Ma la spaccatura in forza Italia, al tg1 delle 13,30, non merita nemmeno un servizio: solo una striminzita notizia da studio. Alle 20 il servizio c'è, ma per annunciare la trionfale presentazione della Guerra a Udine, alla presenza dei leader della Cdl. Nemmeno un accenno alla crisi interna al partito di maggioranza. I telespettatori non devono conoscere la genesi della candidaturae gli effetti politici dirompenti che ha determinato. Cancellata la crisi più grave mai vissuta in dieci anni dal partito di berlusconi.

12.3.2003 - No al "No" di Cofferati

Sergio Cofferati diserta l'assemblea costituente del nuovo Ulivo, fissata il 13 aprile per tessere l'alleanza tra i partiti del centrosinistra e la rete di movimenti che si riconoscono nell'ex leader della CGIL. Quest'ultimo critica le modalità con cui si sono svolte le assemblee preparatorie dei partiti e si dissocia dall'appuntamento. Il coordinatore della segreteria Ds Vannino Chiti lo critica: "Il suo no è sorprendente e negativo". ma il tg1 delle 20 oscura la notizia.

13.3.2003 - Niente Veronica (se è pacifista)

La notizia è di quelle da prima pagina. Infatti il "Corriere della sera" le dedica "la spalla": La moglie del premier ha concesso un'intervista alla rivista antiberlusconiana "MicroMega". Veronica berlusconi si professa pacifista: "Credo che questi movimenti pacifisti servano al risveglio delle coscienze. Chi scende in piazza ha deciso di cercare una risposta al proprio turbamento, condividendolo con gli altri. Non si possono criminalizzare i pacifisti". Poi rivela che anche il figlio Luigi è contro la guerra, in dissenso con il padre. Il tg1 ignora completamente la notizia, sia alle 13,30 che alle 20.

14.3.2003 - L'Italia non ripudia più la guerra

il tg1 delle 20 minimizza, nasconde o cancella una lunga serie di avvenimenti che il giorno dopo, sui quotidiani, verranno riportati con grande evidenza. Dell'incontro al Quirinale tra Ciampi, berlusconi, Fini e Frattini riferisce solo le dichiarazioni del governo, omettendo il richiamo del presidente della Repubblica al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra"). Il dibattito sulla Rai viene oscurato, nella giornata in cui An chiede la testa di Agostino Saccà. Neanche un servizio sul nuovo piano statunitense per la nascita di uno Stato palestinese. Nemmeno una parola sull'irruzione della Digos al Comune di Milano per sequestrare gli emendamenti al bilancio, dopo la denuncia dell'Ulivo su possibili brogli della Casa delle libertà.

15.3.2003 - Niente marcia pacifista

A Milano, mezzo milione di persone alla manifestazione nazionale per la pace indetta dalla Cgil. il tg1 non manda inviati. Il servizio realizzato dalla sede di Milano non contiene testimonianze dei manifestanti e viene tagliato nel finale. Intanto a Roma, alle 12, come preannunciato il giorno prima, un gruppo di parlamentari del centrosinistra "occupa" simbolicamente la Camera, con sacco a pelo, spazzolino e bandiera della pace per contestare il governo che "impedisce all'aula di votare sulla guerra". Della clamorosa iniziativa, cui partecipa anche il vicepresidente del Senato Cesare Salvi, nessuna immagine al tg1.

18.3.2003 - Censurato anche Frattini

Al tg1 delle 20 sparisce la notizia del giorno. Il ministro degli Esteri Frattini, a [i]Radio Anch'io[/i], anticipa che l'Italia concederà l'uso delle basi e il sorvolo agli aerei da guerra americani. Poi rettifica, ricordando che la decisione spetta al Parlamento. Ma nel servizio del tg1 non si parla della frase di Frattini, né della smentita, né della telefonata del capo dello Stato ai presidenti delle Camere per sollecitare subito un dibattito parlamentare.


19.3.2003 - Silenziati i DS contro la guerra

berlusconi parla di "guerra legittima" in Parlamento. "Se la guerra è legittima, allora perché l'Italia non vi prende parte?", obiettano Fassino e Violante. Ma al tg1 le due dichiarazioni-chiave vengono oscurate in voce e soltanto citate nei servizi. Alle 20 il "no" alla guerra pronunciato in aula dal segretario Udc Follini viene sfumato: "Dubbi sull'intervento americano". L'estremo appello del Papa davanti a 20 mila fedeli nel giorno di San Giuseppe non merita un servizio.

20.3.2003 - Governo preoccupato, ma sereno

Il tg1 delle 13,30 racconta la prima notte di guerra, quindi passa alle reazioni politiche: "Il governo è preoccupato, ma sereno. I sindacati indiconodue ore di sciopero contro la guerra. Si ferma anche il pubblico impiego "per garantire l'ordine costituzionale": una decisione eccezzionale assunta - senza il preavviso di due settimane - da Epifani, Pezzotta e Angeletti. Ma il tg1 le dedica un servizio soltanto nel tg1Economia, alle 14, quando tutti han già cambiato canale. Anche in altre occasioni significative, come la raccolta di 5 milioni di firme della Cgil per estendere i diritti dei lavoratori, il tg1 dirotterà il servizio alla rubrica "Economia".

22.3.2003 - Guerra e bambini, tabù

Dinanzi alle immagini di guerra, è il caso di porsi qualche interrogativo? Per il tg1, no. La Busi prepara un servizio che solleva una serie di questioni sul rapporto tra informazione e propaganda, sulla selezione dei filmati dal fronte, sulla realtà e completezza dei fatti, sulla difficoltà di raccontare "la faccia della verità, prima vittima di ogni guerra". Ma all'ultimo momento il pezzo, previsto in pagina nell'edizione delle 20, non va in onda. Verrà nascosto nell'ultima edizione, all'una di notte. Il giorno dopo il "Corriere" dedica al nodo dell'informazione in guerra un editoriale di Sergio Romano. Dal tg1 delle 20 viene pure sfilato il servizio sulla guerra vista dai bambini, con i consigli dello psicologo ai genitori per evitare traumi, mentre ne va in onda uno sulla storia del Settimo Cavalleggeri. Molto marziale.


23.3.2003 - Niente vittime civili

nel tg1 delle 20 nessuna immagine delle vittime civili dei bombardamenti anglo-americani. Si vedono solo i feriti ricoverati negli ospedali, mentre vengono cancellati i filmati che documentano i morti tra la popolazione di Bassora, trasmessi sul circuito internazionale da Al Jazeera. Il servizio sulle manifestazioni pacifiste viene tagliato nel finale, laddove si denunciano le vittime innocenti. Nella politica italiana, tensioni fra Udc e la Lega sui profughi di guerra. Il tg1 delle 13,30 annuncia la proposta del ministro buttiglione (Udc) per accogliere i civili in fuga dal conflitto. Ma nel pomeriggio il leghista calderoli pone il veto. Il tg1 delle 20 non ne parla più.

24.3.2003 - Salvataggio senza riprese

Toccante filmato da Bagdad su una donna estratta ancora viva dalle macerie della sua casa bombardata per sbaglio dagli Alleati. Il tg3 lo trasmette alle 19. il tg1 invece lo taglia, sostituendolo con anonime immagini di macerie.

25.3.2003 - Non si elogiano i pacifisti

Da piazza San Pietro il Papa torna a invocare ed elogia "il vasto movimento per la pace". Ma le sue parole non meritano un servizio: il tg1 delle 20 si limita a una frase. Poi, per la prima volta dall'inizio del conflitto, non dedica alcun servizio al movimento pacifista.


27.3.2003 - Le regole d'ingaggio? Un mistero

Al tg1 delle 20 va in onda lo sdoppiamento della realtà. Tema: la partenza da Vicenza dei paracadutisti americani lanciati nel Nord dell'Iraq. Nel collegamento dal quartier generale anglo-americano di Doha, si riferiscono dettagliatamente i compiti dei parà:"Verranno impiegati in combattimento", dice il portavoce Usa, confermando che l'Italia partecipa indirettamente a una guerra vietata dalla Costituzione. Nel servizio politico da Montecitorio che segue, si accenna alle polemiche sulle "regole d'ingaggio" dei militari, ma in una tale confusione che il telespettatore capisce poco o nulla. Sulle manifestazioni pacifiste che affollano le piazze d'Italia (10000 studenti a Milano, 20000 a Roma), solo una notizia da studio. Lo stesso giorno il Senato approva la legge che liberalizza la vendita delle armi, duramente contestata dalla sinistra: il tg1 delle 20 ignora il tutto. Anche la nomina del dg Rai Cattaneo è osteggiata dalle opposizioni, per le clamorose interferenze del governo. Ma l'edizione principale del telegiornale annota soltanto che le opposizioni contestano, senza spiegare il perché.

28.3.2003 - Non si contesta berlusconi

Il premier, in visita al comune terremotato di San Giuliano (Molise), viene contestato da un gruppo di pacifisti. Ma nel servizio del tg1 delle 20 la contestazione non c'è. Il tema politico del giorno sono ancora le divisioni nella Cdl per la legge sui profughi, voluta dall'Udc e avversata dalla Lega. Nessun servizio, solo una notizia da studio.

29.3.2003 - Giornalisti fermati e silenziati

Al tg1 delle 20 le interviste da Bagdad di Lilli Gruber ai giornalisti italiani fermati a Bassora dall'esercito iracheno e appena giunti nella capitale vengono taliate. Così scompare la frase di Lorenzo Bianchi del "Giorno": "Siamo entrati da clandestini, ma gli iracheni ci hanno trattati meglio di come noi italiani trattiamo i clandestini". Sparisce anche il servizio (trasmesso alle 13,30) sui pestaggi della polizia contro i giovani dei centri sociali di Milano - documentati da un video amatoriale - fuori dall'ospedale Sacco dopo l'uccisione di un manifestante.

30.3.2003 - Cofferati oscurato, poi manipolato

Cofferati accetta la presidenza di Aprile, l'associazione della sinistra Ds, e ufficializza la sua discesa in campo politico. Il tg1 delle 13,30 non ne dà notizia. Alle 20 propone un servizio, ma con questo lancio: "Fa discutere la posizione di Cofferati che critica chi si augura una rapida conclusione del conflitto". L'ex segretario della Cgil aveva detto tutt'altra cosa: "E' cinico augurarsi che la guerra finisca rapidamente. L'obiettivo prioritario deve essere fermare la guerra". Cofferati denuncia la manipolazione del tg1.


1.4.2003 - I civili non muoiono mai

La guerra in Iraq provoca in un giorno 33 vittime civili, uccise dalle bombe americane a Hilla, a nord di Bagdad. La copertina del tg1 delle 20, intitolata "Pioggia di bombe", attribuisce la notizia dei morti a imprecisate fonti irachene, mentre è stata confermata fin dal pomeriggio dalla Croce Rossa.


3.4.2003 - Governo battuto sulla Gasparri: minimizzare

La camera esamina il disegno di legge Gasparri, Approvato l'emendamento del ds Giulietti che pone il limite di due reti a ogni soggetto privato. La maggioranza "va sotto" e nella Cdl infuria la polemica sui franchi tiratori. La lega accusa l'Udc e berlusconi s'infuria con gli assenti di forza italia. Ma il tg1 delle 20 minimizza: semplici "strascichi polemici nella maggioranza".

12.4.2003 - berlusconi ancora censurato

Manifestazione nazionale a Roma del comitato "Fermiamo la guerra". Alle 13,30 il servizio è un pastone politico, senza immagini né voci dei manifestanti. Alle 20 il servizio di 2 minuti e 15 secondi sulla manifestazione è seguito da un minuto e 50 di reazioni contrarie: Boselli e Rutelli che non partecipano, Bondi, schifani e Follini che criticano. Lo stesso giorno berlusconi definisce alcuni articoli della Costituzione "di stampo sovietico", attacca le Camere che perdono tempo, assolve i "pianisti" che votano per i colleghi assenti ("non ci vedo scandalo, tanto le decisioni sono già prese altrove"). Il centrosinistra replica sdegnato a più voci. Ma delle repliche, così come delle frasi polemiche del premier, nel tg1 non c'è nemmeno l'ombra.


13.4.2003 - Bossi attacca, ma non si dice

Al tg1 delle 20, tre servizi di politica: il primo sull'incontro nel Mugello tra Fassino e Cofferati, il secondo sulla conferenza nazionale di An, il terzo sulla [i]devolution[/i]. Il tema del giorno è la polemica nella maggioranza sulla [i]devolution[/i], con Bossi che minaccia la crisi ("Se si cambia la, cade il governo"). Ma dal tg1 non trapela. Solito quadretto rassicurante, con Fini che garantisce la "massima convergenza" nella Cdl. Della dichiarazione in voce di Follini, che invita Bossi a farla finita con gli ultimatum, nessuna traccia.


15.4.2003 - Sfilata di ministri, censurati i radicali

Il tg1 delle 20 sciorina in voce berlusconi e tre ministri: intervista a Castelli sull'estradizione di Abu Abbas, servizio su Fini che annuncia a Vienna una nuova legge sulla droga, servizio su Tremonti che parla delle cartelle fiscali "pazze". Una pagina politico-economica a senso unico, con una plateale censura: una delegazione radicale è in missione a Vienna per esporre, sulle droghe, una posizione opposta a quella di Fini. Ma il tg1 non lo dice.


22.4.2003 - Dramma umanitario, meglio di no

Il tg1 delle 20 preferisce non mandare in onda i servizi del suo inviato a Mosul, che fa il punto sul dramma umanitario in Iraq, e del suo corrispondente dall'America Latina, che racconta la campagna elettorale in Argentina. Al loro posto, una serie di servizi "leggeri" senza notizie: uno sui nomi più "gettonati" per i neonati, un altro sulle strategie dei turisti in vista del lungo "ponte" del 25 aprile.


5.5.2003 - berlusconi non suda

Ordine di scuderia in Rai: l'immagine del premier che, parlando al processo Sme, si asciuga il sudore con un fazzoletto, non dev'essere trasmessa. Il tg1 esegue.

26.5.2003 - Come ti nascondo la vittoria

Elezioni amministrative: vince il centrosinistra. Ma il tg1 delle 20, per la prima volta, non si collega con il Viminale per avere i dati, intervista invece l'ex-ministro dell'Interno Scajola, che annuncia la vittoria del centrodestra. Commento dell'Usigrai: "Non si danno i risultati seppur parziali di 10 province su 12. Al loro posto si dà voce ai personali vaticini di un esponente di forza italia. Se un tg decide di non mettere in onda un fatto per non contraddire un'opinione, mette a rischio la sua credibilità e quella di tutto il servizio pubblico".

7.6.2003 - Al tifoso non far sapere

A Coverciano, conferenza stampa di Francesco Totti: "Non escludo che un giorno berlusconi possa diventare il mio presidente: non è impossibile il mio divorzio dalla Roma". Panico nella capitale, con migliaia di tifosi romanisti che giurano di non votare più forza italia. L'inviato a Coverciano viene fatto precipitosamente rientrare. Il servizio non interessa più. Ma alle 20.01, dopo i titoli del tg5 che puntualmente riferiscono la notizia, la direzione decide di darla in due righe da studio. L'indomani tutti i quotidiani la riportano in prima pagina.


2.7.2003 - Censurato anche il kapò

Berlusconi inaugura al Parlamento europeo il semestre di presidenza italiana. Definisce "kapò" il socialista tedesco Shulz e "turisti della democrazia" tutti gli europarlamentari.
Tutti i notiziari del mondo riportano la voce del Cavaliere, il suo sguardo prima beffardo e poi contrariato per la reazione dell'assemblea, e soprattutto i volti sconcertati dei ministri Fini e buttiglione. Tutti, tranne il tg1. Alle 20 Susanna Petruni riferisce le parole del premier, ma preferisce far sentire e vedere altre parti del discorso. Mimun, davanti alla vigilanza, sosterrà che non mandare in onda l'audio "è solo una tecnicalità, perché la frase c'era. Non è grave se il sonoro c'è o non c'è. E' grave se la notizia è sottaciuta. Certo si sarebbe potuto fare meglio, ma altri non hanno fatto meglio di noi".

1.8.2003 - Berlusconi ha sempre ragione

Il governo va in vacanza. Lancio del servizio al tg1 delle 20:"Il governo rispetta gli impegni. Prima della pausa estiva, Berlusconi rassicura gli italiani e dice: guardate i fatti".


7.9.2003 - Oscurate i tg stranieri

Senza avvisare gli interessati né il Cdr, Mimun chiude NonsoloItalia, la rassegna stampa del Tg1 della notte con ospiti in studio e servizi dai telegiornali stranieri. Il Cdr parla di "un altro duro colpo alla pluralità dell'informazione". Mimun risponde: "Ho scelto di inserire eventualmente alcuni servizi dei tg dal mondo nell'edizione del tg della notte e di sostituire NonsoloItalia con quattro rubriche di cultura, teatro musica e mostre". Non si vedrà nulla del genere.

29.9.2004 Berlusconi con l'autoscatto

A Roma si firma la Costituzione europea. La Presidenza del Consiglio affida l'esclusiva delle immagini a una società privata di sua fiducia, la Euroscena. Nessun'altra telecamera, nemmeno della Rai «servizio pubblico», è autorizzata a entrare. Il governo fa vedere agli italiani soltanto ciò che vuole. Ma la Rai non solo non protesta: ritiene la cosa del tutto normale. «L'uso di un service esterno è per garantire la sicurezza dei partecipanti», spiega Cattaneo (infatti i giornalisti e i cameraman della Rai sono tutti terroristi di Al Qaeda in incognito). Non era mai successo. Come può un telegiornale, dove le immagini valgono tanto quanto le parole, affidare metà del suo lavoro al governo? Nelle edizioni principali di Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews24 e Servizi parlamentari va in onda un comunicato dell'Usigrai in cui si avverte tra l'altro che: «per un giorno un'attività del servizio pubblico è stata privatizzata. È un attacco alle capacità operative della Rai ma anche al diritto di voi cittadini di avere un'informazione corretta e affidabile». Ma la Rai gira la frittata e contro-comunica: «L'informazione della firma della Costituzione è stata realizzata da giornalisti della Rai che con grande professionalità hanno raccontato l'evento [...]. L'azienda esprime apprezzamento per il loro lavoro e giudica offensivo il comunicato dell'Usigrai che li accusa di non aver fornito un'informazione corretta e affidabile solo perché le immagini sono state fornite dalla società incaricata dalla Presidenza del Consiglio di documentare l'evento».

3.11.2004 Inviati «à la carte»

Il Cdr della sede Rai di Milano scrive al Tg1: «Si stanno intensificando da parte delle testate nazionali Rai pressioni sui colleghi che si occupano dei processi milanesi eccellenti». Cioè dei processi a Berlusconi e Previti per corruzione di alcuni giudici romani. Il primo allarme di una lunga serie. Nel febbraio 2005 Enrico Rotondi, che da Milano segue da sempre i processi «toghe sporche», viene dirottato su altri servizi. E un giornalista del Tg2, Maurizio Martinelli, viene «distaccato» da Roma a Milano per seguire le vicende giudiziarie del premier di cui non s'è mai occupato. Decisione del neo-caporedattore della Rai lombarda Gianvito Lomaglio (ex socialista, ora passato ad An), d'intesa con Mimun e Mazza. Infatti Tg1 e Tg2 mandano in onda i pezzi di Martinelli. Solo il Tg3 non obbedisce. Così, con un piccolo escamotage, tutto finisce nelle mani di un solo cronista, considerato gradito a Previti. E il Tg1 rinuncia a far seguire i processi più importanti da un suo inviato.

25.11.2004 Magnifiche tasse e progressive

Il Tg1 annuncia: «Domani la Casa delle libertà deciderà all'unanimità il taglio delle tasse». Primo servizio: Pionati illustra la portata dell'evento, definito «epocale». Secondo servizio, a cura del caporedattore dell'economia Dino Sorgonà, tono e stile da Cinegiornale Luce: «La manovra è pienamente coperta dal punto di vista finanziario e quindi il governo intende così dare un segnale di giusta attenzione nei confronti del mercato». Sorgonà elenca le nuove aliquote e aggiunge: «I benefici possono andare da 570-580 euro per i redditi fino a 25 mila euro e 860 euro per i redditi fino a 35 mila euro». All'anno? Lordi? Netti? Boh. «Un lavoratore dipendente con moglie e due figli a carico può arrivare a una soglia di esenzione fino a 14 mila euro.» Ma quanto guadagna quest'uomo fortunatissimo per avere un'esenzione di 14 mila euro? E poi all'anno? lordi? Netti? Non si sa. «Per le aziende del Sud si raddoppiano i benefici nel caso di una nuova assunzione. Assumendone uno, se ne sgravano due.» Che vuol dire? Mistero. «I tagli delle aliquote garantiranno più reddito disponibile a famiglie e imprese che dovrebbero tradursi in uno stimolo alla crescita e al consumo». Dopo la non-spiegazione del taglio delle tasse, ecco i commenti. Solito panino: Berlusconi in testa, poi spezzatino con le voci di Fassino, Pecoraro Scanio, Bertinotti, Boselli, Mastella, Lusetti, chiudono immancabilmente Follini, Calderoli, Schifani e Fini. In ben tre pezzi, il Tg1 riesce a non dire nulla sulle migliaia di posti di lavoro tagliati nel pubblico impiego, sulla riduzione dei servizi pubblici e sugli aumenti delle tariffe, sul blocco del turn over, sulle proteste del ministro Moratti che minaccia le dimissioni per i tagli alla scuola.

26.11.2004 Taglio delle notizie, notizie col taglio

Il Tg1 torna a «spiegare» il presunto taglio delle tasse. Sorgonà parla delle aliquote (23, 33 e 39%), ma non dice a quali redditi si applicano. Poi, come il giorno prima, ripete: «I benefìci vanno da 570-580 euro per i redditi fino a 25 mila euro...», senza precisare che le cifre sono lorde e annue. Infine estrae dal cilindro un nuovo, misterioso beneficio: «1062 euro per i redditi fino a 50 mila euro». Conclusione: «I benefici sono mirati per il medio e basso ceto dei contribuenti».

30.11.2004 Sciopero, che brutta parola

Sciopero generale dei lavoratori contro i tagli della legge finanziaria. La Federazione nazionale della stampa esprime la solidarietà dei giornalisti alla protesta con un comunicato. La direzione del Tg1 vieta al conduttore di leggerlo, sebbene – a norma di legge - l'azienda ne avesse approvato il testo e la lettura integrale nei vari tg. Il comunicato viene riassunto in un testo di una sola riga (!) dal vicedirettore di turno. Lo stesso avviene al Tg2. Fatto mai accaduto prima. I due Cdr protestano, la Fnsi denuncia la Rai per comportamento antisindacale.

2.12.2004 Latte pastonizzato

La riforma dell'ordinamento giudiziario, di competenza della redazione Cronaca, passa interamente a quella più «affidabile» del Politico. Il 17 gennaio 2005 la stessa sorte toccherà all'attività del ministro degli Esteri: da sempre di competenza della redazione Esteri, verrà trasferita al Politico. Via via altri argomenti usciranno dalle redazioni competenti per confluire nel Politico. È la «pastonizzazione» del Tg1. Il «pastone» politico assorbe ormai qualunque notizia e la annacqua in una sfilza di dichiarazioni di maggioranza e opposizione che non danno alcuna informazione. Di ogni fatto, l'aspetto fondamentale da raccontare è il contesto politico in cui nasce e che cosa ne pensano la maggioranza e l'opposizione. Intanto, del fatto, si dice poco o nulla.

2.12.2004 Censis e Incensis

Il rapporto del Censis dipinge un'Italia drammaticamente impaurita dalla criminalità e dal carovita. Ma il Tg1 ha letto un altro rapporto. La notizia non è l'apertura dell'edizione delle 20, ma il quindicesimo servizio dopo gli esteri, la cronaca, la politica, il maltempo. Il settimo titolo in sommario su nove: «Censis: l'Italia reagisce. Gli italiani reagiscono alla crisi. Preoccupati dal futuro e dall'aumento dei prezzi, puntano su risparmio e casa». L'indomani, in edicola, il rapporto del Censis «apre» le prime pagine dei maggiori quotidiani. «Corriere della Sera»: «L'Italia ha paura del futuro. Più insicurezza, timori sui prezzi. Il governatore Fazio: ineludibile la riforma del Welfare, lo dobbiamo ai giovani», «la Repubblica»: «Italia, il Paese della paura. Insicurezza sul futuro e timore della criminalità».

4.12.2004 Liti nel governo? Top secret

Il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi annuncia: «Quanto al condono edilizio, ne abbiamo discusso ieri al Consiglio dei ministri. Stiamo vedendo se si può dare una proroga». Palazzo Chigi non gradisce: «L'ipotesi di una riapertura dei termini del condono edilizio è assolutamente destituita di ogni fondamento». Anche il ministero dell'Economia fa sapere che «il governo è contrario alla riapertura dei termini». Insomma, come scriveranno i giornali dell'indomani, nel governo si litiga di brutto. Ma il Tg1 non se ne accorge: nell'edizione delle 20 nessun servizio, solo una notizia letta da studio: «Nessuna proroga per il condono edilizio. Lo ribadisce una nota di Palazzo Chigi, nella quale si ribadisce che l'ipotesi di una riapertura dei termini è destituita di ogni fondamento. I termini per la presentazione delle domande scadono - lo ricordiamo - il 10 dicembre». The End. La nota del governo viene spacciata per notizia.

6.12.2004 Calderoli, l'Innominabile

In visita a Pechino, il presidente Ciampi dà il via libera all'eliminazione dell'embargo sulle armi alla Cina. Fini, ministro degli Esteri, si dice d'accordo. Ma Calderoli, ministro leghista delle Riforme, spara a zero: «Sono allibito per le dichiarazioni del presidente della Repubblica, lui non può assumere decisioni che non siano state discusse nelle sedi preposte dalla Costituzione. Il suo discorso è assolutamente discutibile nella forma e assolutamente condannabile nella sostanza». Poi rilancia la proposta di «dazi sui prodotti dall'Oriente». Il Tg1, per nascondere il durissimo scontro istituzionale in atto, si supera. Titolo: «Sì alla revoca dell'embargo alle armi dalla Cina, dicono Ciampi e Fini. Calderoli: dazi ai paesi orientali. Ed è polemica in Italia». In realtà la polemica è solo nel governo. Ottimo anche il pezzo politico di Pionati: «Follini boccia l'idea di mettere dazi sui prodotti». E di chi era l'idea? Di Calderoli. Ma ha attaccato Ciampi, dunque è innominabile. Il secondo ceffone della giornata il governo lo prende dal commissario Uè agli Affari economici, Joaquin Almunia, che dichiara: «Sono preoccupato perché non sono sicuro che gli annunciati tagli alle tasse siano adeguatamente coperti dal punto di vista finanziario». Risponde il ministero dell'Economia: «La riforma è e sarà coperta». Al Tg1, nemmeno una parola.

7.12.2004 L'Europa questa sconosciuta

Tutti i giornali parlano dei dubbi dell'Europa sui mirabolanti «tagli alle tasse». E costringono il Tg1 a parlarne, ma solo per tranquillizzare il popolo. Titolo del Tg1 delle 20: «Conti pubblici: non c'è un caso Italia, dice il commissario Almunia; tra noi e Bruxelles divergenze minime, assicura Siniscalco». Nel pezzo da Bruxelles, Giovanni Boceo riferisce una frase di Almunia che replica al Tesoro: «Non ci stiamo inventando un caso Italia. L'Italia deve semplicemente rispondere ad altre domande». Ma come fanno i telespettatori a capire di che si sta parlando, visto che il giorno prima il Tg1 non ha dato la notizia? In ogni caso, anche il secondo giorno il Tg1 riesce a tacerla. Come dimostra il confronto con i giornali dell'indomani, che raccontano tutt'altra storia. «Corriere della Sera»: «Deficit e tasse, Italia sotto tiro. Incontro Siniscalco-Almunia a Bruxelles, preoccupazione per il debito», «la Repubblica»: «I conti dell'Italia nel mirino Ue, il deficit a rischio. Bundesbank, evitare un altro caso Grecia. Le difficoltà del nostro Paese al centro del dibattito all'Ecofin. Sì agli sgravi fiscali solo se coperti al 100%». Nella stessa edizione delle 20 salta un servizio, ufficialmente per mancanza di spazio: quello sull'arresto, per corruzione in atti giudiziari, del giudice fallimentare Pierluigi Baccarini e di tre noti commercialisti; indagato anche Vincenzo Vitalone, nipote dell'ex ministro andreottiano. Che cosa c'è di così importante da far saltare la notizia dei clamorosi arresti? Tenetevi forte: un grande servizio di «società» sul tema «Le donne hanno difficoltà a conciliare lavoro e famiglia. Ma quello del figlio resta un desiderio a cui non vogliono rinunciare. Ecco perché si diventa mamme a 40 anni». Una scoperta sensazionale.

8.12.2004 Calderoli chi?

È il gran giorno del ministro Calderoli. In poche ore chiede le taglie per catturare i criminali (dure repliche di Verdi e Margherita) e torna ad attaccare Ciampi e Fini sull'embargo alla Cina, annunciando una clamorosa indiscrezione: «L'Ue si prepara a bloccare la revoca dell'embargo di vendita di armi alla Cina, mandando a carte e quarantotto i sogni di Ciampi e Fini. Nessun presidente della Repubblica o ministro può farsi portavoce di alcunché in assenza di un pronunciamento parlamentare». Ma, per il Tg1, Calderoli non ha detto una parola.

10.12.2004 Prescritto, dunque assolto

Il Tribunale di Milano emette la sentenza nel processo-stralcio Sme-Ariosto: per Berlusconi, una prescrizione e tre assoluzioni. A Milano non c'è un inviato del Tg1 a seguire un processo così importante. Non c'è un servizio che spieghi cos'è il processo Sme. C'è invece un pezzo di cronaca giudiziaria della redazione regionale di Milano, seguito da una raffica di reazioni politiche. Il telespettatore non può capire nulla di quanto è accaduto. Il Tg1 delle 20 infatti si apre così: «Buonasera dal Tg1. Dunque si chiude dopo molti anni la vicenda giudiziaria sul caso della vendita Sme. Silvio Berlusconi è stato assolto a Milano per la vicenda della finanziaria alimentare dell'Iri e per le accuse dell'Ariosto. Prosciolto per prescrizione anche dall'accusa di corruzione semplice». Cos'è questa vicenda Sme? Cos'è la corruzione «semplice» per cui il capo del governo s'è salvato soltanto per prescrizione (grazie alle attenuanti generiche)? Mistero. Il pezzo sulle reazioni politiche riesce a infilare nel panino la bellezza di 21 commenti: Finocchiaro, Violante, Di Pietro, Diliberto, Mastella, Pecoraro Scanio, Boselli, Castagnetti, Cento, Fini, La Russa, Calderoli, segreteria di Forza Italia, Craxi, Follini, Bondi, Schifani, Vito, Andreotti, Pera, Casini. Un record assoluto (il precedente ammontava a 17 dichiarazioni in un solo panino).

11.12.2004 Dell'Utri e la mafia, che sarà mai

Altra sentenza devastante per un big del centrodestra: Marcello Dell'Utri, inventore e senatore di Forza Italia, condannato dal Tribunale di Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche stavolta il Tg1 non ha un inviato sul posto, né trasmette un servizio che illustri perché Dell'Utri è considerato dai giudici «l'ambasciatore della mafia» prima in casa Berlusconi, poi nella Fininvest, infine in Forza Italia. Nemmeno una parola per spiegare come mai è stato condannato. Mimun può permettersi un inviato permanente (Massimo Mignanelli, da lui stesso assunto) su tutte le piste da sci e le spiagge del Paese per cantare le festose e fastose vacanze degli italiani, ma non manda nessuno ai processi Berlusconi e Dell'Utri. Mentre Dell'utri viene condannato per mafia, Mignanelli sta seguendo la fondamentale iniziativa delle Ferrovie dello Stato «Treno ok», il Roma-Milano a 9 euro, di cui dà ampio conto nell'edizione della sera. A seguire la sentenza Dell'Utri c'è la redazione di Palermo, con la cronaca dell'ultima udienza. Poi, immancabile, il panino con le reazioni politiche. Soltanto 12, stavolta: Pera, Violante, Boselli, Franceschini, Rizzo, Bertinotti, Pecoraro Scanio, Di Pietro, Follini, Bondi, Calderoli, Mantovano.

11.12.2004 Maroni chi?

Il Tg1 magnifica l'intesa tra governo e sindacati sui forestali in Calabria: 160 milioni di euro in due anni. L'immagine è di una serenità olimpica: al tavolo, sorridenti e distesi, i ministri La Loggia e Alemanno con i leader sindacali. Purtroppo i 160 milioni non sono ancora stati decisi: sono soltanto una proposta per il maxiemendamento alla finanziaria da discutere in una riunione di maggioranza dell'indomani. Al ministro Maroni, non invitato al tavolo (ma il Tg1 non lo dice), l'accordo non piace perché - afferma - non ci sono i soldi: e «se i soldi non ci sono, non ci sono». Ma al Tg1 di Maroni non si parla. Oggi Maroni, ieri Follini, domani Fini o Calderoli, o magari un forzista anomalo. Quando si tratta di tutelare il buon nome del governo, anzi del premier, Mimun non guarda in faccia nessuno. Nel governo, per il Tg1, non si litiga mai: al massimo, quando proprio volano gli stracci, «ci si confronta». Mai una notizia sulle liti, in compenso grande risalto alle paci: «Torna il sereno», «crisi superata», «pace fatta», «è bastata una telefonata di Berlusconi...». Pionati docet.

13.12.2004 Ciampi chi?

Premio Saint-Vincent per il giornalismo al Quirinale. Il presidente invita di nuovo i giornalisti a «tenere le schiene dritte». Della Rai dice: «Qualunque sia il suo assetto societario, la Rai deve conservare, rafforzare e migliorare sempre la sua attività di servizio pubblico». L'appello di Ciampi sarà l'apertura di «Repubblica» e «Corriere» dell'indomani. Il Tg1 lo sminuisce come sesto servizio. Precedenza assoluta al pezzo di Pionati, costruito in modo da non far capire nulla. Tema: le polemiche sulla giustizia. Testo letterale: «Forza Italia vorrebbe discutere gli strumenti, come l'immunità, che impediscano di utilizzare la giustizia come arma politica contro gli avversari. No dell'opposizione [...]. La maggioranza trova l'accordo sui tempi di approvazione della legge che cambia il meccanismo della prescrizione e aggancia il provvedimento a una serie di norme anticrimine. L'opposizione è contraria alla legge sulla prescrizione ma soprattutto all'abbinamento alle norme anticrimine». Voce di Anna Finocchiaro (Ds), voce del ministro Castelli. Fine. Chi ci capisce qualcosa è bravo. Pionati non spiega cos'è l'immunità e come verrebbe usata, in compenso illustra il punto di vista di Forza Italia. Non dice che la maggioranza vuole accorciare i tempi della prescrizione, né precisa per quali reati, né illustra cos'è la prescrizione. Altro mistero: perché mai la maggioranza vuol agganciare quel provvedimento a un altro di segno contrario? In compenso si lascia intendere che l'opposizione – sempre dalla parte dei delinquenti - sia contraria alle norme anticrimine. Il tutto per non dire che si tratta della norma salvaPreviti, infilata all'ultimo momento nel pacchetto anticrimine Cirielli e scritta apposta per garantire la prescrizione al braccio destro del premier che, se le sue condanne diventassero definitive, finirebbe in carcere.

13.12.2004 L'Apologia di Dell'Utri

Al Teatro Valle, a Roma, va in scena l'Apologia di Socrate di Platone, a cura del Circolo di Dell'Utri, appena condannato per mafia e presente in prima fila. Lo spettacolo diventa una grande passerella per il neocondannato, che ne approfitta per attaccare i magistrati. L'attore Carlo Rivolta, che da mesi impersona Socrate nella rappresentazione, si rifiuta di recitare e chiede di leggere un comunicato. Spiega che Dell'Utri sta tenendo un comizio con i giornalisti e si sta appropriando dell'Apologia, facendone l'apologia di se stesso: «Io non sono carne da cannone», dice l'artista. Lo spettacolo salta, sostituito da un comizio di Dell'Utri e del senatore Domenico Contestabile, «la Repubblica» e il «Corriere» danno la notizia in prima pagina. Tutti i giornali raccontano la tragicomica serata al Valle. Il Tg1 niente, nemmeno una riga.

14.12.2004 Tutto va ben, madama la Finanziaria

Pronto il maxiemendamento per la finanziaria 2005. Il 16 si vota la fiducia. Ecco i punti riportati il giorno dopo da tutti i giornali, «Sole 24 Ore» in testa. 1. Banche. Stangata da 650 milioni di euro: aumentano le percentuali che le banche verseranno alla Stato a titolo di cauzione sulle somme riscosse per conto dell'erario.

2. Aumentano gli acconti che il fisco chiede sulle imposte da pagare per l'anno in corso. Per Irap e Ires l'aumento corrisponderà in pratica all'imposta integrale.

3. Stanziati 20 milioni di euro nel 2005 e 23 nel 2006 per finanziare un progetto europeo contro l'immigrazione clandestina.

4. Manifesti elettorali. Basterà pagare 100 euro per sanare le affissioni selvagge che in periodo elettorale imbrattano le città.

5. Stanziamenti per i lavoratori socialmente utili e per lotta al terrorismo.

Ma il Tg1 ha letto un'altra finanziaria. Titoli: «Finanziaria: il governo pone la fiducia. Giovedì il voto. Novità su sanità e famiglia, ma anche su bolli e tasse locali». E gli aumenti? Niente. Il servizio dà spazio solo agli stanziamenti, tralasciando aumenti e stangate. Parla dell'assunzione di 2724 uomini delle forze dell'ordine, dei 160 milioni di euro ai forestali calabresi, dell'eliminazione dei tagli di 70 milioni ai braccianti agricoli (in realtà viene loro doverosamente restituita l'indennità di disoccupazione e maternità che era stata loro tolta). Dice dello stanziamento per il terremoto a Brescia, per l'editoria e per le regioni. Non dice che, se le regioni sforano, aumenteranno le tasse locali. Accenna a «maggiori aumenti per importi fissi delle imposte dirette. I ritocchi daranno un gettito di 1120 milioni di euro nel 2005 e 1320 nel 2007». Ritocchi? I quotidiani del giorno dopo parlano di «stangata». E aggiungono altro. «Corriere della Sera»: «Allarme di Confindustria: siamo nella crisi peggiore del dopoguerra», «la Repubblica»: «Maroni: "Non so se votiamo la fiducia, siamo a disagio con questa maggioranza". Forestali: scontro Lega-An su Calderoli commissario. Montezemolo: "È la crisi strutturale più grave del dopoguerra"». «La Stampa»: «Il presidente di Confindustria: problemi strutturali rinviati da almeno 15 anni. Nella manovra spunta l'Ici sui capannoni industriali. Montezemolo: è la fase più critica dal dopoguerra». Sull'allarme di Montezemolo, il Tg1 aveva detto: «Confindustria, Montezemolo: fuori dalla stagnazione, ma ci troviamo di fronte a problemi strutturali». Senza parole.

15.12.2004 SalvaPreviti? Non pervenuta

Titolo del Tg1: «Giustizia, bagarre alla Camera. Mastella si dimette dopo le contestazioni dai banchi del centrosinistra. Prescrizione: passa la riforma». Ma nel servizio di Pionati l'annunciata riforma della prescrizione (la salvaPreviti) sparisce: nemmeno una parola. Si parla solo della bagarre alla Camera. Eppure è stata proprio la salvaPreviti, con le accuse del centrosinistra a Mastella di favorire smaccatamente il centrodestra, a scatenare la rissa in aula. «Una scarica di insulti del centrosinistra su Mastella, presidente di turno che si dimette», spiega sdegnato Pionati. Ma tace sul resto, cioè sulla notizia: di che si stava parlando quando è scoppiata la lite? Ci sarebbe una dichiarazione di Violante che spiega cos'è successo, ma il Tg1 non ha spazio per l'opposizione. Bisogna leggere i giornali dell'indomani per scoprire gli effetti devastanti di una legge che annienterà decine di migliaia di processi, salvando altrettanti colpevoli con la prescrizione. Infatti l'Anm protesta duramente, ma il Tg1 non ne parla. «Corriere»: «Passa il Salvapreviti, accuse tra Ulivo e premier», «la Repubblica»: «Varata la norma Salvapreviti». «La Stampa»: «Passa il Salvapreviti, Berlusconi frena le polemiche». «Il Messaggero»: «Salvapreviti, sì della Camera».

L'unico quotidiano senza la notizia in prima pagina è «il Giornale» di Paolo Berlusconi: il Tg1 ci ha azzeccato un'altra volta. In compenso lo stesso giorno, nella stessa edizione, il Tg1 si è finalmente accorto che Alemanno e Maroni litigano furiosamente da giorni sui forestali calabresi. Ora che hanno fatto pace, se ne può finalmente parlare: «Torna il sereno nel governo dopo una telefonata da Washington di Berlusconi che pone fine alla questione tra Maroni e Alemanno». Ma che bisogno c'era di metter d'accordo due ministri che, stando al Tg1, non avevano mai litigato? Mistero.

16.12.2004 Oscurato Berlusconi, se perde

Ciampi boccia la riforma della giustizia e la rinvia alle Camere per ben quattro profili di incostituzionalità. Ma al Tg1 le parole «incostituzionalità» e «bocciatura» sono vietate. Titolo: «Ciampi rinvia alle Camere la riforma della giustizia. A Pera e Casini il messaggio con le motivazioni. Rilievi su quattro punti della legge». Per la prima volta non c'è la voce di Berlusconi a commentare. Alle lamentele della redazione, il direttore Mimun risponde: «Non posso mettere Berlusconi in tutto il tg. La voce di Berlusconi va sulla questione dell'ingresso della Turchia in Europa». Meglio non mostrarlo quando perde. Come ai tempi del fascismo, quando le veline del Minculpop vietavano ai giornali di «pubblicare foto di Camera a terra».

24.1.2005 La vittoria mutilata

Alle suppletive per il Senato, nei collegi di Rovigo e Bari, stravince l'Ulivo. Titolo del Tg1. «Gad: suppletive ok. Primarie: è bagarre». Pionati riesce a non dire chi ha vinto le elezioni, né con quali percentuali di voto: «Centrosinistra, gioie e dolori. Le gioie arrivano dalle suppletive, dove il centrosinistra prevale in un quadro di forte astensionismo». Voce di Fassino, voce di Cicchitto. «I dolori invece arrivano dalle primarie...» Insomma, pari e patta, vittoria dimezzata. Non dagli elettori, ma da Pionati.

3.2.2005 Follini chi?

Si tiene a Roma il congresso Ds. Nel pezzo del Tg1 sulle reazioni politiche, manca il messaggio inviato a Fassino da Follini: «Continueremo a contrastarci e ascoltarci con la consapevolezza che il tempo delle reciproche delegittimazioni e demonizzazioni è alle nostre spalle, una volta per sempre». Troppo conciliante. È l'esatto opposto di quel che ha detto Berlusconi sullo spauracchio comunista («miseria, terrore e morte»). Follini protesta per la censura subita sul Tg1. La sua dichiarazione viene trasmessa nell'edizione di mezza sera. Il giorno dopo lo intervista il «Corriere della Sera»: «L'anticomunismo è un disco rotto».

5.2.2005 La contestazione c'è ma non si vede

Congresso del Partito repubblicano. Berlusconi, assente, invia un messaggio che viene letto ai congressisti da Sandro Bondi. Ma Bondi viene fischiato e contestato, al grido di «Fuori, fuori, basta, basta!», «Noi non siamo mai stati anticomunisti!». La Malfa è costretto a intervenire per evitare che il suo congresso cominci con una rissa. Il Tg3 manda in onda il sonoro delle proteste. Il Tg1 agisce d'astuzia per cavarsi d'impaccio. Pionati non mostra il filmato di Bondi contestato, ma quello di Berlusconi al consiglio nazionale forzista del giorno prima. E su queste placide immagini ripete pari pari il messaggio del premier al Pri. Geniale. Poi la patata bollente della contestazione a Bondi passa ad Angelo Polimeno, incaricato di cucinare il panino delle reazioni. Un capolavoro di equilibrismo. Servizio (ripreso dai giornali) su Follini che archivia l'anticomunismo; gli rispondono per le rime due ministri, Giovanardi e Gasparri, e Follini è sistemato. Poi l'imbarazzante congresso Pri. Come fare? Semplice, nemmeno qui si mostra la contestazione a Bondi: si dice semplicemente - mentre le telecamere indugiano sui rari momenti lieti delle assise lamalfiane – che Bondi è stato contestato e subito difeso da La Malfa. Segue intervista a Bondi, ma attenzione: nessuna domanda sulla contestazione appena subita per mano di un partito alleato; le domande riguardano tutte l'avvincente tema della lotta al comunismo, cosicché l'ex comunista Bondi può concludere lapidario: «I comunisti come Fassino non sono come prima, sono peggio di prima». Fine del capolavoro. bilancio: la pagina politica del Tg1 ha nascosto la contestazione a Bondi, ha riferito integralmente ogni parola di Berlusconi e ha fatto massaggiare il dissidente Follini. Missione compiuta.

11.2.2005 Speedy Mimun

Berlusconi, a letto con l'influenza, interviene al telefono a un convegno forzista e si scatena: dice che «la parola Unione ricorda l'Unione sovietica» e accusa le sinistre di «continuare a occupare la televisione». Prodi risponde che «non c'è solo l'Urss, c'è anche l'Unione europea». Qualsiasi giornale degno di questo nome riporterebbe l'attacco del premier e la replica del leader dell'opposizione. Ma il Tg1 no. Anche il botta a risposta fra i due finisce nel panino, e diventa un dialogo a tre: così l'ultima parola non spetta a Prodi, ma a Renato Schifani: «La sinistra è sempre stata contro l'Europa». E non è finita, perché alle 20,03, quando Mimun compila di suo pugno la sequenza Berlusconi-Prodi-Schifani per il conduttore di turno, la replica di Schifani non è ancora uscita su alcuna agenzia (l'Ansa la diramerà solo alle 20,13). Eppure il profetico direttore la conosceva già, tant'è che l'ha scritta nero su bianco. Il Cdr chiede spiegazioni. Mimun però non risponde. Replica direttamente Schifani, molto informato sugli affari interni del Tg1: «Non c'è nulla di sbalorditivo se non l'efficienza dell'ufficio stampa del presidente Schifani e della redazione politica del Tg1. La dichiarazione è stata inviata via e-mail prima e per maggior sicurezza con un sms sul cellulare del caporedattore del Politico». Un caso più unico che raro di solerzia e tempestività, purtroppo destinato a non ripetersi in frangenti ben più seri.

12.2.2005 Mimun For Migoni

Indagato a Milano un consulente del governatore forzista della Lombardia, Roberto Formigoni, per presunte tangenti dal regime irakeno di Saddam Hussein. È lo scandalo internazionale «Oil for Food». La notizia è uno scoop del «Sole 24 Ore», giornale della Confindustria. Il Tg1 non vi fa alcun cenno. Però dà spazio a una dichiarazione di Formigoni contro la Confindustria. Senz'alcuna replica e, soprattutto, senza spiegare come mai il governatore lombardo ce l'abbia tanto con Montezemolo. Per spiegarlo, bisognerebbe parlare delle tangenti. Ma non si può.

13.2.2005 La Fiat, questa sconosciuta

Nessun servizio, al Tg1 delle 20, sul Cda straordinario domenicale della Fiat che prelude a una svolta clamorosa: il divorzio da General Motors. È la notizia del giorno e l'apertura di tutti i quotidiani dell'indomani. Ma il tg di Mimun la ignora, a parte due parole burocratiche da studio. Il Cdr protesta: è un clamoroso «buco». Il direttore risponde che «il Tg1 era naturalmente al corrente del fatto che Fiat e Gm erano alla stretta finale. Molte le voci che si rincorrevano, così come si davano cifre all'impazzata, senza trovare conferme. Poiché ho ben presente il senso di responsabilità che deve presiedere la diffusione delle notizie da parte nostra, abbiamo dato conto di fatti certi di cui avevamo autorevolissime conferme. Non abbiamo dato i numeri». Dunque tutti i giornali dell'indomani hanno dato i numeri, solo Mimun ha la verità in tasca. Resta da capire perché con tutti i fatti importanti che elenca nella sua risposta - dicendo di esserne stato a conoscenza - il Tg1 non abbia confezionato un servizio nell'edizione delle 20.

13.2.2005 Ministro offende un giudice, che sarà mai

Marcia della Lega nord a Verona contro la «giustizia ingiusta». In prima fila il ministro Calderoli. Slogan e bara simbolica contro il procuratore Guido Papalia, con urla «via via Papalia, il più terrone che ci sia» e minacce dell'eurodeputato Borghezio al magistrato. Insulti anche per il gip di Milano Clementina Forleo. Il Tg1 manda in onda un servizio con la voce di Calderoli e di un altro leghista. L'indomani, 14 febbraio, si scatena un putiferio politico. Il vicepresidente del Csm Virginio Rognoni: «Solidarietà a Papalia, attacchi umilianti». Il ministro Castelli: «È stata una manifestazione politica, su Papalia non faccio commenti». Da sinistra si chiedono le dimissioni di Calderoli. Ciampi è furibondo. Berlusconi in imbarazzo: «Non ho visto la manifestazione, non condivido il modo né il sistema, condivido che in Italia c'è un problema, quello della magistratura». Protestano perfino le Camere Penali: «Le critiche non possono trascendere nell'insulto e negli attacchi personali». Per il Tg1 non c'è materia per un servizio. Il vicedirettore Alberto Maccari scrive una notizia di 30 secondi da leggere in studio alle 20: «Il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, ha espresso la sua solidarietà al procuratore Guido Papalia per gli attacchi di ieri durante una manifestazione della Lega a Verona. Rognoni parla di "attacchi inqualificabili, frutto di comportamenti umilianti". A Rognoni replica il ministro Calderoli, cioè la parte in causa: "Alle critiche e alle manifestazioni di piazza, soprattutto quelle così partecipate come quella di ieri, non si può rispondere con un contrattacco, ma con i fatti, riconoscendo gli errori dei giudici"». Panino perfetto (ma da studio), incidente chiuso. Sui giornali dell'indomani, ampi servizi e commenti.

24.2.2005 Gianni Letta, il medico del Papa

Papa Giovanni Paolo II viene operato con tracheotomia al Policlinico Gemelli. Va a trovarlo, fra gli altri, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta che, di ritorno, occupa abbondantemente l'edizione del Tg1 della notte con un lunghissimo racconto della sua brevissima visita: il Papa è «sereno e tranquillo», soprattutto dopo che lui gli ha portato «il saluto del governo italiano», tant'è che scherzava a gesti con i medici. «Un caso di paternalismo palese - domanda due giorni dopo Edmondo Berselli su "Repubblica" - o di occupazione informale dello spazio televisivo?»

28.2.2005 Il bianchetto che non esiste

Al processo d'appello Imi-Sir/Mondadori, i difensori di Previti accusano la Procura di Milano di avere «sbianchettato» alcuni documenti che proverebbero l'innocenza dell'illustre imputato, per incastrare lui e coprire i cosiddetti «veri colpevoli». Si tratta di un falso macroscopico, come sostiene in aula la Procura generale e soprattutto come dimostrano le carte pubblicate l'indomani da alcuni quotidiani, a cominciare dal «Corriere»: nessuna traccia di manipolazione, originali timbrati e perfettamente conservati. Ma i servizi del Tg1 (come pure del Tg2), affidati al nuovo «esperto» Martinelli, fra le proteste del Cdr e dell'Usigrai si dilungano per giorni e giorni sulla versione difensiva, come se la bufala dello «sbianchettamento» fosse verità di fede, senza premurarsi di verificare sui documenti originali e informare il pubblico che nessuno ha sbianchettato nulla.

4.3.2005 Spari su Calipari, buco al Tg1

Liberata in Irak la giornalista del «manifesto» Giuliana Sgrena, ucciso dagli americani l'agente del Sisde Nicola Calipari. Alle 19,10, cioè 50 minuti prima del Tg1 delle 20, Mimun riceve una telefonata dall'inviato degli Esteri Duilio Gianmaria, che lo avvisa: «Attenzione, durante la liberazione della Sgrena c'è stata una sparatoria a Baghdad e un italiano è morto». Ma il direttore non comunica la notizia ai caporedattori né al conduttore. Come spiegherà poi al Cdr, prova a verificare la notizia da solo, ma invano: non ottiene conferme. Alle 19.58, con due minuti di anticipo, il Tg5 apre puntualmente con la morte di Calipari, anche Sky e La7 sono sulla notizia. Il Tg1 no: va in onda così com'era stato preparato, con l'enfasi e la gioia per la liberazione della Sgrena. Il servizio sul funzionario del Sismi ucciso dagli alleati Usa viene trasmesso verso la fine del tg. Eppure il primo flash Ansa sul ferimento della Sgrena è delle 19,58, quello sulla morte dello 007 è delle 20,04. Ad aggravare la situazione - come denuncerà il Cdr - c'è il rifiuto del vicedirettore di turno Maccari di mandare in onda una dichiarazione del direttore del «manifesto» Gabriele Polo che, avendo appena incontrato Berlusconi e Letta, è l'unica fonte giornalistica completa e attendibile del momento: l'unico, in quell'ora, a sapere cos'è successo a Baghdad. La cassetta con la voce di Polo arriva al Tg1 alle 20,18. Il Tg1 è in pieno corso. Ma non viene trasmesso. Il giorno dopo Mimun dirà ai quotidiani: «Non mi interessa quello che dice "il manifesto", è un partito politico». Il Cdr protesta, l'assemblea del Tg1 sottolinea l'inadeguatezza della direzione. Mimun scrive alla redazione: «C'è stato un corto circuito. Nei prossimi giorni la direzione esaminerà con i capiredattori nuove modalità di dialogo e interazione tra i diversi settori nel corso della messa in onda». Lettera morta. Non se ne saprà più nulla.

8.3.2005 L'auto-spot di Clemente J.

Dopo il disastroso tg su Calipari e le molte critiche sui giornali, Mimun tenta di riscattarsi con un piccolo scoop: le fotografie di una fiancata della Toyota su cui viaggiavano l'agente e la Sgrena. Il Tg1 le mostra in diretta e alla fine il conduttore Attilio Romita, l'uomo che deve a Mimun il coronamento del sogno di condurre il Tg1 delle 20, commenta trionfante: «Siamo stati in grado di mostrarvi questo documento, così come accade sempre quando abbiamo prove, conferme, immagini di qualsiasi notizia, avendo ben presente il dovere di correttezza e completezza del più grande tg italiano, rispetto a voi cari telespettatori». Il Cdr protesta per il grottesco auto-spot: «Il direttore sente solo la necessità di difendersi dalle critiche subite. È un''excusatio non petita». Che bisogno c'è, infatti, di comunicare all'improvviso ai telespettatori che il Tg1 cerca le notizie le verifica e racconta la verità? Qualcuno potrebbe perfino pensare che sia una novità delle ultime ore...

17.3.2005 Berlusconi ha sempre ragione

Al Senato manca più volte il numero legale mentre si vota la devolution voluta dalla Lega. Calderoli presenta le dimissioni a Bossi, lo stesso minaccia di fare il ministro Maroni. L'indomani, è l'apertura di tutti i giornali. «Corriere della Sera»: «Lega, la carta delle dimissioni. Scontro sulle riforme», «la Repubblica»: «L'ira della Lega dopo i rinvii del Senato». «La Stampa»: «Calderoli si dimette, riforme in ritardo». Il Tg1 invece, sempre originale, apre con le polemiche sul ritiro delle truppe italiane dall'Irak. Ribadendo che il presidente del Consiglio non lo ha mai annunciato, ma solo auspicato. Falso: l'ha annunciato esplicitamente qualche sera prima a Porta a Porta e persino sul sito ufficiale di Palazzo Chigi, salvo poi rimangiarsi tutto dinanzi ai diktat di Bush e Blair. Ma il Tg1 abbraccia affettuosamente la versione del premier. Primo titolo: «Berlusconi: confermo tutto, sull'Irak ho auspicato un ritiro graduale delle truppe». L'annuncio delle dimissioni di Calderoli è solo il terzo titolo, cucinato nel solito panino. Commenti di Calderoli, Angius, Di Pietro, Lusetti, Diliberto, Gasparri, Giovanardi e, per finire, Berlusconi: «Approveremo le riforme nei tempi previsti nonostante l'ostruzionismo dell'opposizione». Ecco: la colpa della mancata approvazione delle riforme è dell'ostruzionismo della sinistra, non della mancanza del numero legale, cioè delle ampie defezioni nella maggioranza. Anche la protesta dei ministri leghisti contro la Cdl perde importanza, di fronte all'ostruzionismo delle opposizioni.

17.3.2005 Rissa Mussolini-Storace, colpa della sinistra

Alessandra Mussolini si presenta alle regionali con una lista tutta sua, Alternativa sociale, candidandosi nel Lazio contro l'uomo della Cdl Francesco Storace. Emerge subito che un'agenzia della Regione, la Laziomatica, ha violato i computer dell'anagrafe del Comune di Roma e ha scoperto che quasi il 95 % delle firme raccolte dalla lista Mussolini è falso. Si attende la pronuncia del Tar. La Mussolini inizia uno sciopero della fame per protesta. Il Tg1 riesce a dare la colpa del pasticcio alla sinistra. Successioni di voci: Mussolini, Storace, D'Alema, Bertinotti, Rutelli, Verdi, Landolfi e Giovanardi che chiude così: «La sinistra tenta di difendere i falsari». Capito chi è il colpevole?

1.4.2005 Lutto dell'Ulivo, merito del premier

Due giorni prima delle regionali, vista l'agonia del Papa, Prodi sospende anzitempo la campagna elettorale (Ansa, ore 9,31). Alle 9,40 Fini annuncia che la Cdl farà altrettanto. Il Tg1 inverte l'ordine dei fattori e presenta l'iniziativa di Prodi come una conseguenza di quella del governo. Che però è arrivata dopo.

23.4.2005 Gasparri cacciato? No, l'ha chiesto lui

I ministri del governo Berlusconi-bis giurano al Quirinale. Il Tg1 riesce a riportare le opinioni di 18 politici: Caldoro, Scajola, La Malfa, Storace, Baccini, Prodi, Fassino, Rutelli, Boselli, Parisi, Mastella, Pecoraro Scanio, Diliberto, Bertinotti, De Michelis, Bossi, Gasparri, Cesa. Polemiche nella maggioranza per il cambio della guardia alla Salute fra Sirchia e Storace, appena trombato alle regionali. Il Tg1 non ne parla. Clamorosa, poi, l'esclusione dalle Telecomunicazioni di Maurizio Gasparri, silurato da Fini dopo un'epica rissa che ha lambito anche il Quirinale, e rimpiazzato da Mario Landolfi. Pionati la racconta così: «Convinto che il governo farà bene anche Gasparri, che lascia per dedicarsi al partito». Una scelta spontanea.

24.4.2005 Polemiche nel governo? Meglio il Papa

Vigilia del 60° anniversario della Liberazione. Panino anche su questo. Il Tg1 riporta le posizioni di Fassino, Castagnetti, Boselli, Pecoraro Scanio, Bertinotti, Prodi, Bondi, Cicchitto, Martusciello, Malan, Albertini, Calderoli, i Verdi, Mastella, Ronconi, Nania, Gasparri. Sinistra, destra, sinistra, destra: 18 politici. Questa è la pagina politica del primo telegiornale d'Italia. Spiegare magari ai giovani che cos'è il 25 aprile, e perché 60 anni dopo è ancora pietra dello scandalo fra destra e sinistra, e perché Berlusconi non l'ha mai festeggiato? Nemmeno a parlarne. Il Tg1 serve a sfornare ogni giorno ai politici il loro pane quotidiano: 10-15 secondi a testa per pontificare su un fatto che nessuno racconta. È il primo giorno del Berlusconi- bis e nella maggioranza è scontro aperto sul programma, ancora da presentare, e sulla lista dei ministri, sgradita a molti. Il Tg1 apre con cinque servizi sul nuovo Papa e ignora ogni polemica sul governo: nemmeno una riga. Il giorno dopo i quotidiani aprono non sul Papa, ma sullo scontro Prodi-Berlusconi sul 25 aprile (mai festeggiato dal premier) e dedicano almeno tre pagine alle scintille sul nuovo governo. «Corriere»: «Programmi e alleati, i timori del Cavaliere», «La Russa, restano problemi, era meglio andare a votare subito», «I fumatori di sinistra sperano in Storace», «Tremonti, basta scontri con Fini. Il Sud ora è più forte», «Il caso Gasparri divide An, Alemanno chiede un vertice», «Francesco e Maurizio eterni rivali, su Di Canio l'ultima lite».

25.4.2005 Svastiche e legalità pari sono

Il Tg1 racconta così le celebrazioni del 25 aprile in tutta Italia: «A Palermo momenti di tensione per una svastica sulla lapide di un partigiano e per alcuni manifestanti con la scritta "Salviamo la Costituzione"». Ma come si può accostare la tensione per una svastica sulla tomba di un partigiano con la manifestazione civile e pacifica di dieci persone in giacca e cravatta con i cartelli «Salviamo la Costituzione», per la quale nessuno ha protestato? Il Tg1 continua a ignorare le risse nella maggioranza sul programma di governo e sulla spartizione di ministri e sottosegretari.

2.5.2005 Antonveneta? Meglio la pastasciutta

Altro epico «buco» del Tg1, come risulta dalle prime pagine dei giornali dell'indomani, «la Repubblica»: «Antonveneta, inchiesta per aggiotaggio. E la Consob indaga su Lodi e alleati». «Corriere»: «Antonveneta, inchiesta sulla scalata. La Procura di Milano indaga per aggiotaggio, la Finanza nella sede della popolare di Lodi». «La Stampa»: «Antonveneta, ipotesi di aggiotaggio. La Procura di Milano indaga sulla scalata alla banca». È l'inizio del terremoto giudiziario che movimenterà per mesi le cronache giudiziarie, economiche e politiche fino a coinvolgere il governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Ma il Tg1, con i suoi potenti mezzi e il suo turbodirettore, non ha detto niente. Nemmeno una riga. Eppure la notizia era sulle agenzie fin dal pomeriggio del 2 maggio (la prima Ansa è delle ore 18,06). Forse non c'era spazio? In effetti, dopo la lunga pagina politica, quella sera il Tg1 aveva in serbo dieci pezzi, uno più decisivo dell'altro. Un crescendo rossiniano. 1. Le punizioni a scuola. 2. La piaga dell'obesità: «Obesità, si cerca di mettere a punto le strategie utili a evitare i danni provocati dagli eccessi di peso». 3. La pastasciutta: «E c'è un modo semplice e piacevole per mantenersi in forma... mangiare pasta... nutre, è leggera e dà buonumore. Aumentano i consumi in Italia e all'estero. A Sorrento l'ha celebrata l'Accademia della cucina». 4. Caldo e spiagge. 5. Un'anatra, negli Stati Uniti, ha deposto le uova sotto un albero del Dipartimento del Tesoro. 6. Calcio. 7. La nuova campagna del governo contro la pirateria musicale. 8. Il nuovo film di Batman. 9. Scoperto un nuovo pianeta. 10. Lancio della nuova fiction Rai L'uomo sbagliato. Altro che Antonveneta e Bankitalia.

19.6.2005 Pubblicità Regresso

Cultura al Tg1. Edizione delle 13,30. Servizio sul premio letterario Forte Village 2005, nell'esclusivo resort di Santa Margherita di Pula, che omaggerà i suoi ospiti con le mille copie del romanzo vincitore, acquistate al prezzo di cinquemila euro. Informazione o pubblicità gratuita?

28.6.2005 Giustizia, dunque niente giudici

Il Senato approva la nuova versione della riforma della giustizia voluta da Berlusconi e Castelli. Il Tg1 non spiega quali sono i contenuti: ne annuncia l'approvazione, ma non dice che cos'è. Va in onda solo un panino extralarge di reazioni politiche, a firma del solito Pionati, con i commenti di Angius, Schifani, Villetti, Consolo, Lusetti, Alemanno e Castelli. Il fatto non conta, conta il significato politico che assume. Nemmeno un istante di quei 2 minuti e 22 secondi (la durata media di un servizio del tg è di 1 minuto e 15 secondi) è dedicato ai magistrati. Nemmeno un accenno sulle proteste del Csm e dell'Anni. Pionati però assicura che la riforma «è stata riveduta e corretta sulla base dei rilievi di Ciampi, dice la maggioranza». Il giorno dopo i quotidiani scrivono tutt'altro, a cominciare dall'insoddisfazione di Ciampi, debitamente ignorata dal Tg1. «Corriere»: «L'imbarazzo di Ciampi», «Borrelli, vendetta contro Mani Pulite», «la Repubblica»: «Rognoni, Csm: hanno eluso i richiami di Ciampi». «La Stampa»: «Anm: è un attacco ai magistrati». «Il Messaggero»: «Colle insoddisfatto, non sono stati accolti tutti i rilievi», «Amarezza delle toghe».

1.7.2005 Follini attacca, Berlusconi fugge, Pionati dorme

Si apre a Roma il congresso Udc. La relazione di Follini dura 75 minuti e sono 75 minuti di attacchi a Berlusconi. Il quale, presente in sala, a un certo punto sbotta e se ne va infuriato. Gli inviati del Tg1 Pionati e Polimeno non s'accorgono né degli attacchi al Cavaliere, né della sua fuga furente. Pionati spiega la relazione di Follini senza mai collegarne le parole al premier, mai citato. Polimeno, a ruota, cucina un panino mettendo in fila le reazioni di Fassino, Mastella, Boselli, Cossutta, Di Pietro, Pecoraro, Mussolini, Franceschini, Urso, Castelli e Cicchitto, che chiude minimizzando: «la relazione di Follini era diretta al pubblico dell'Udc». Che bella scoperta. Per sapere cos'ha detto Follini e cos'ha fatto Berlusconi bisogna attendere, come al solito, l'uscita dei giornali. «Corriere»: «Scontro tra Follini e Berlusconi. Il Cavaliere lascia l'aula e dice: "Vuole farci perdere"», «la Repubblica»: «Follini attacca Berlusconi. Il Cavaliere non parla e abbandona la sala». «La Stampa»: «Gelo al congresso Udc tra Berlusconi e gli alleati». «Il Messaggero»: «L'ira del premier». «Libero»: «Follini ha schiaffeggiato Berlusconi», «il Giornale»: «Follini punta su Berlusconi. Per farlo cadere». Ecco, il Tg1 scavalca in zelo persino l'house organ della famiglia Berlusconi. Un trionfo.

2.7.2005 L'ordine regna a Fini City

Infuocata assemblea di An. Le agenzie parlano di «insulti in aula tra i colonnelli Alemanno, Urso e Storace», ironie di Storace su Fini e sulla nomina di Matteoli a responsabile organizzativo del partito, platea in fiamme, parole grosse, contestazioni, fischi, «buffone!», «finitela!». Il giorno dopo i quotidiani raccontano tutto per filo e per segno. «Corriere»: «An si spacca, Alemanno e Storace accusano il leader. Da Berlusconi elogi per Gianfranco», «la Repubblica»: «Fini, resa dei conti in An. Scontro con i colonnelli». «La Stampa»: «Fini sfida i colonnelli. Alemanno e Storace all'attacco», «il Giornale»: «Il giorno più nero di Alleanza nazionale». E il Tg1? Non che non si fosse accorto dell'assemblea di An, anzi: ci ha mandato perfino Pionati. Ma quest'ultimo racconta un'assemblea di fantasia, surrealismo puro. Titolo: «Assemblea di An. Fini: basta con le correnti, il governo ha operato bene. Alemanno, Storace e Mantovano critici, aspettano la replica». Pionati dà voce a Fini quando dice che il bilancio del governo non è magro, che il leader Berlusconi non è in discussione, che le correnti in An non esistono. Poi il giornalista commenta: «L'analisi di Fini non piace ad Alemanno, Storace e Mantovano». Seguono le voci di Alemanno, Mantovano e Storace, critiche con Fini. E poi quelle di Gasparri, La Russa, Matteoli, Urso e Nania, tutti d'accordo con Fini. Così anche An è cucinata a panino. Di contestazioni, scontri, insulti, rese dei conti, nemmeno a parlarne. Nemmeno un accenno alle reazioni di Berlusconi.