È dolce dirti ciò che non farò
non sento pesi, è la lingua che comanda
la coscienza tace, senza corde o pagherò
comanda il corpo, la mente sbanda
Non è un pretesto, è là che vado
è dolce dirti tutt'altro che farò
lo farò sembrare un dover di rado
è la voglia che comanda, di buon grado
Poi lui sentii il sospiro
l'excusatio, la sconfitta
una schiena non trafitta
poi lui sentii il respiro
Perché se sembra obbligatorio
ogni pretesto è perentorio
è dolce dirti ciò che non farò
è amaro non dirti che lo vorrò
Sono versi a caso. Riflettevo sulle migliaia di sfaccettature di un tradimento. Di come possa attuarsi, delle reazioni che può generare in chi lo genera e in chi lo subisce.
Il tradimento è forse l'unico atto eseguibile da un essere umano senziente, che può far comprendere quanto quasi nullo sia il confine tra l'amicizia e l'amore. Sono entrambi basati sulla fiducia. A volte basta una sottile menzogna, perché quest'ultima si trasformi in una lama nel buio.
Perché alla fine - come sfigati a una festa di vip - si rimanga da soli, in una stanza senza luci, in unica compagnia di quella lama.
martedì 13 settembre 2016
lunedì 8 agosto 2016
Alcool: il rapporto con parenti e amici
È difficile andare d'accordo con tutti.
La dipendenza da alcool è ramificata. Psichiatri e psicoterapeuti spesso hanno molta difficoltà a localizzarla, nei desideri e nei traumi dei loro pazienti.È un argomento molto delicato, è anche difficile per loro spiegare e indirizzare il paziente verso la giusta strada.
La golosità
Tu bevi, io bevo. Sei da solo (frequente), sei in compagnia? Non importa. L'importante è bere. Soprattutto l'importante è bere e fumare, con aggiunta - molto spesso - di caffè. Non importa il fine. Riesci a goderti la compagnia, e in egual modo, riesci a goderti la solitudine. Non t'interessa perdere il controllo, lasciarti andare, dimenticarti di chi sei e di come sei, non t'interessa l'oblio, tu vuoi bere. Spesso, per evitare di ubriacarti fai forte uso d'acqua.
Sei un alcoolista strano. Sei dipendente dall'alcool eppure te ne strafreghi del suo uso primario. Sei il più imbecille tra gli alcoolisti.
Ti piace la compagnia, ma solo quando lo decidi tu. Dopo il nono anno di costante assunzione d'alcool, cominci a provare sollievo quando NESSUNO ti contatta. Provi un indescrivibile stato d'ansia, quando ti chiedono (quasi t'impongono per come la vedi tu), un appuntamento. Riesci a schivare gli amici, ma con i parenti la cosa diventa ansiogena.
L'oblìo assoluto
Hai cominciato a bere, fumando canne e ascoltando i marlene kuntz, vasco, ligabue, gigi d'alessio e qualsiasi altra bestia una casa discografica abbia defecato. Bevi, bevi bevi per obliterare la memoria. Vuoi dimenticare qualcosa, ma - appena ti risvegli doop la sbronza - ti sei dimenticato di che cosa volevi dimenticarti. Così il giorno successivo ricominci. Cambia musica.Davanti ai parenti e agli amici appari normale. Sei quello di sempre, ma sì. sei sempre il "nostro caro". Poi ti sposi. E un giorno - senza accorgertene - pesti tua moglie/marito a sangue. I tuoi parenti diranno "ma è una brava persona, non so spiegarmi come sia successo". Questo è il segnale. Se non lo cogli, hai due opzioni, o lasci stare l'alcool, oppure ti uccidi. La seconda è infallibile.
Alcoolici e superalcoolici
Ci sono valichi da non valicare. La maggior parte di voi inferiori, comincia a picchiare una donna dopo due birre. Alcuni si spingono a tre o quattro.Il problema nasce quando si arriva ai superalcoolici, il whiskey, la grappa, la vodka ecc.
Considerato che siete inferiori, è naturale che l'alcool vi "dia alla testa", però vi dà alla testa perché disinibisce, mette a nudo ciò che voi siete (inferiori appunto).
Se siete cattolici, musulmani, ebraisti, maschilisti o coglioni (che non ci si allontana), lasciate perdere i superalcoolici (bevande - secondo le regole italiane - al di sopra dei 21gradi). Se volete mantenere una parvenza di normalità coniugale, pur sentendo le mani prudervi quando vorreste picchiare vostra moglie, ma siete in pubblico e non potete farlo, lasciate perdere i superalcoolici. Usate l'idraulico liquido. Vostra moglie vi ringrazierà. Fermatevi alla birra. Le vostre botte faranno meno male.
I parenti e gli amici
Saranno i primi a giudicarvi, com'è moda.
Il bere è "la cocaina cancellata dalle famiglie 'per bene' ". I parenti vi faranno pesare il vostro bere. Non il vostro BENE, il vostro beRe. Chiaro?
Tutto dipende da quanto valete voi. Se siete apprezzati per il vostro intelletto, o per la vostra vigoria sessuale, avete qualche possibilità, potrete continuare a bere senza problemi.
Se non avete un talento manifesto (ergo, se siete un Fantozzi), preparatevi a sguardi sfuggenti, a persone che smettono di parlare non appena voi apparite, a persone che vi elogiano per il vostro fascino "irresistibile", mentre voi vi sentite una merda.
Se siete preda dell'alcool, preparatevi a diverse dosi d'ipocrisia. Inizialmente non ci farete caso. Con il passare del tempo vi feriranno a morte. Immedesimatevi in Giulio Cesare, in quel momento. Perché la donna che vi starà accanto, elogierà la vostra pancetta in stile "gravidanza alcoolica", continuerà a insistere che "l'uomo con la pancetta è un vero uomo". Ve ne dirà tante da frullarvi il cervello. Sarà il momento in cui una voce interiore vi suggerirà di scappare a Cuba (o in un mondo alternativo, che non fà mai male). Nel frattempo la vostra partner comincerà a cercarsi un sosia di Will Smith per placare ciò che non ha mai voluto svelarvi di sè. In fondo è la natura umana.
Fine parte prima... con puntini ok?
martedì 14 giugno 2016
Sdrammatizzare nel sonno
Al placido tramonto, il sonno s'affrettò
e mentre io dormivo, il sogno ancora informe
con lampi e altri colori, di chi agitato dorme
infine arrivò chiaro, infine cominciò
E quel che vidi subito
mi fece dire NO
La notte era sincera, e io stavo seduto
al posto che compete chi sa come portare
il luogo era odoroso, di ferro, sale e mare
e io ero già pronto, al turno stando muto
il letto mi adulava
dovetti dirgli NO
E allor salì una donna, incinta e prosperosa
di tante malfatture, di maschi velenosi
con languido squadrare, e occhi cavernosi
la donna chiede posto, e io rispondo in prosa
E quel che le risposi
Fu un secco, stanco NO
E allor salì un vecchietto, cristiano claudicante
col volto avvinazzato, di colpe mai sopite
negli occhi un solo affanno, con pose riverite
mi chiese di sedere, fermo ed esitante
Malgrado le premesse
risposi ancora NO
E allor salì un ciccione, riccastro di sicuro
con modi da insolente e anelli a grasse dita
mi si piazzò davanti, di voce un filo ardita
pretese di sedere e si fece in volto scuro
Ancor più motivato
Stizzito gridai NO
E dopo tutto questo, stanco ed umiliato
di colpo io mi alzai diretto chissàdove
e tutti mi fissarono, incerti sulle nuove
così loro si chiesero, urlando a un solo fiato
Dov'è che va l'autista
dopo aver detto NO?
(Liberamente ispirata da un monologo
di Paolo Rossi)
mercoledì 9 marzo 2016
Diluire il dolore degli altri
Condividere il più possibile per diluire la notizia nella mente.
Ricordo ancora vivamente negli anni '80 del XX secolo, la tragica, angosciosa scomparsa di Emanuela Orlandi, la terribile tragedia di Alfredino Rampi. Nomi che oggi pochissime persone ricordano. Perché sono passati 30 anni.
Nei primi anni del XXI secolo morirono 19 carabinieri a Nassirya. Anche di quella tragedia il ricordo è sfumato nella testa della gente, è sfumato gradualmente per lasciare posto a nuovi ricordi.
Si può pensare che il primo decennio del XXI abbia intensificato massivamente la quantità d'informazioni che quotidianamente dai media, raggiungono lettori, telespettatori e ascoltatori.
È anche possibile che il dolore altrui abbia cambiato senso. Sia diventato stemma, sia diventato emblema, medaglietta da apporre a un petto virtuale.
Uno studente italiano è morto, trucidato in Egitto. Da due settimane non se ne parla più.
Ora si parla di Luca Varani, un ragazzo di 23 anni barbaramente ucciso da due suoi presunti amici.
A ogni episodio di cronaca nera corrisponde un'incrementale condivisione di video e di stati e di "tweet". In poco tempo tutti manifestano la loro indignazione pubblicando, condividendo un video. Tutti si sentono scandalizzati. la condivisione virtuale dà la sensazione - che si rivelerà poi effimera - che tutti siano partecipi di quella scabrosità inenarrabile, che tutti per qualche giorno - al sol condividere un video, uno stato, uno scritto, un "tweet" - siano vicini ai parenti delle vittime.
Questo modus operandi dà a chi lo pratica, la sensazione di aver fatto qualcosa di giusto, dà ai parenti delle vittime la sensazione di non sentirsi soli.
Dà ai media la possibilità di calcolare con precisione quando introdurre un nuovo evento. Non dà alla magistratura fiato mediatico. Perché viene enfatizzato il crimine, ma non si dà più seguito a ciò che fanno gli inquirenti. Sherlock Holmes è stato zittito.
I morti sono diventati le nuove emoticon "empatiche" dei social network.
Domani, sarà sufficiente sostituirle con il nuovo delitto del giorno, per sentirsi con l'anima in pace.
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