martedì 13 settembre 2016

La prima fitta e quel retrogusto dolce di metallo nella schiena

È dolce dirti ciò che non farò
non sento pesi, è la lingua che comanda
la coscienza tace, senza corde o pagherò
comanda il corpo, la mente sbanda

Non è un pretesto, è là che vado
è dolce dirti tutt'altro che farò
lo farò sembrare un dover di rado
è la voglia che comanda, di buon grado

Poi lui sentii il sospiro
l'excusatio, la sconfitta
una schiena non trafitta
poi lui sentii il respiro

Perché se sembra obbligatorio
ogni pretesto è perentorio
è dolce dirti ciò che non farò
è amaro non dirti che lo vorrò


Sono versi a caso. Riflettevo sulle migliaia di sfaccettature di un tradimento. Di come possa attuarsi, delle reazioni che può generare in chi lo genera e in chi lo subisce.
Il tradimento è forse l'unico atto eseguibile da un essere umano senziente, che può far comprendere quanto quasi nullo sia il confine tra l'amicizia e l'amore. Sono entrambi basati sulla fiducia. A volte basta una sottile menzogna, perché quest'ultima si trasformi in una lama nel buio.

Perché alla fine - come sfigati a una festa di vip - si rimanga da soli, in una stanza senza luci, in unica compagnia di quella lama.